martedì, gennaio 29, 2008

UNA NUOVA TECNOLOGIA PER LA VITICOLTURA DI QUALITA' E DI PRECISIONE
Una conoscenza approfondita del sottosuolo è necessaria per comprendere il comportamento varietale e prendere i conseguenti accorgimenti agronomici. Un’innovativa tecnica, l’Arp, consente di operare in continuo, con notevole risparmio di tempo e denaro







La pianta della vite cresce praticamente in ogni tipo di terreno ma i risultati qualitativi e quantitativi migliori si ottengono con le caratteristiche pedologiche ottimali. L’accertamento della vocazione viti-vinicola di un territorio può essere realizzato mediante la zonazione o l’indagine pedologica, finalizzata a determinare l’origine geologica, le caratteristiche pedologiche e quelle agronomiche del terreno stesso. Tali informazioni unite a quelle topografiche (pendenza, altitudine, esposizione ecc..) e climatiche consentono di redigere le “carte dei suoli” nella quale i terreni vengono classificati in “unità di base” secondo la predisposizione viticola.

Sulla base delle conoscenze acquisite si classificano come impropri per la viticoltura i terreni che presentano le seguenti caratteristiche:
  • eccessiva umidità, terreni asfittici, sottoposti a ristagni idrici o con falde superficiali;
  • eccessiva pesantezza, con argilla superiore a 45-50 % (Fregoni, M. et al ., 1998);
  • elevato contenuto di calcare, specie nei terreni argillosi, nei quali le piante sono soggette a clorosi ferrica;
  • terreni definibili superficiali, con strato esplorabile dalle radici inferiore a 70 cm;- eccessiva stanchezza per successivi reimpianti.
Nell’impianto di un vigneto risulta quindi fondamentale conoscere la composizione minerale e fisico-chimica del terreno essendo numerose le influenze che queste caratteristiche esercitano sul comportamento varietale della vite e soprattutto sull’espressione del portinnesto.

Indagini pedologiche e agricole per l’agricoltura di precisione
Il termine di agricoltura di precisione designa i metodi di coltivazione che ricorrono alle nuove tecnologie per adattare le tecniche agricole alla natura dei suoli. Per la conoscenza del terreno i campionamenti puntuali e distribuiti secondo schemi empirici o randomizzati hanno rappresentato per molto tempo l’unico mezzo di d’indagine, permettendo di ottenere unicamente la stima dei limiti dei cambiamenti pedologici del suolo. La novità è oggi rappresentata dall’utilizzo dei metodi geofisici innovativi per la conoscenza delle caratteristiche del suolo agricolo. Nel settore geofisico viene infatti spesso utilizzato come indice di indagine il parametro inverso alla conducibilità elettrica, definito resistività elettrica la cui unità di misura è Ohm*m.Per studiare la resistività elettrica del suolo il principio di base è l’iniezione nel sottosuolo di una corrente elettrica, mediante due elettrodi di corrente (A,B), la cui differenza di potenziale viene misurata mediante altri due elettrodi di potenziale (M,N). Il carattere innovativo di tale analisi è rappresentato dal passaggio da una analisi puntuale e manuale fissa su 2 punti, a circa 30.000 misure per ettaro acquisite in continuo, con una misura ogni 20cm georeferenziata in tempo reale.

La Tecnica ARP (Automatic Resistivity Profiling)

L’ unico sistema di acquisizione di dati resistività elettrica in modo rapido e continuo per studi diagnostici in agricoltura e la viticoltura di precisione, è oggi rappresentato in Europa dal sistema ARP, utilizzato in Francia dalla Geocarta (Parigi), società fondata nel 2001 come Spin-Off del CNRS (National Scientific Research Center), proprietaria intellettuale del sistema, protetto da un brevetto europeo. In Italia, in virtù della Partnership stabilita dal maggio 2007, la tecnica di indagine è proposta da So.In.G. strutture e ambiente, società specializzata nello sviluppo di servizi di geofisica applicata in diversi ambiti.L’attuale sistema provvisto di tre sensori permette di indagare contemporaneamente a tre distinti livelli del terreno i cui valori vengono rappresentati da mappe di resistività, rispettivamente a 0.5m, 1m e 1.7m di profondità, con letture sia di variazioni laterali di un singolo strato, che in profondità grazie alla possibilità di variare la distanza tra i dispositivi di misura.Il sistema ARP, trasportato da un mezzo a quattro ruote munito di encoder digitale e sistema DGPS, è capace di acquisire in continuo superfici di considerevoli estensioni in tempi brevi (10-15 ettari/giorno). Gli elettrodi vengono infissi nel terreno in continuo grazie alle ruote dentate che permettono agli elettrodi di essere sempre a contatto con il terreno. La posizione esatta orizzontale (X;Y) e verticale (Z) del sistema ARP viene ottenuta mediante l’utilizzo di un GPS differenziale con precisione di circa 30cm e restituita in coordinate UTM.



Figura.1 –ARP dotato di elettrodi trainato da Quad dotato di GPS differenziale e computer di bordo.

L ’utilizzo dell’indagine elettrica in continuo con tecnologia ARP consente così di ottenere:
a) L’identificazione delle aree omogenee del suolo, rappresentate da diversi valori di resistività.Le aree omogenee vengono chiaramente identificate e delimitate in funzione del valore di resistività misurato in continuo con il metodo ARP. Tale metodo può affiancare la tecnica tradizionale di osservazione in campo ed interpretazione delle foto aeree fornendo un ulteriore e più rapido strumento di indagine a disposizione del pedologo.
b) La riduzione del numero di campionamenti diretti in campo.Il numero di campionamenti da effettuare in campo tramite carottaggi e/o scavi eseguiti allo scopo di determinare le caratteristiche chimiche e fisiche del suolo nei diversi profili, possono essere ridotti conoscendo i confini che delimitano le aree omogenee all’interno del sito oggetto d’indagine. Gli studi svolti dal C.R.A-ISSDS (Istituto sperimentale per lo studio e la difesa del Suolo referente dott. Costantini) di Firenze, evidenziano come il campionamento pedologico guidato dall’indagine geoelettrica possa essere ridotto (su una superficie di 2,5 ettari da 51 a 6 campioni), conservando una buona capacità predittiva per il contenuto di argilla del suolo.



Figura.2 – Schema di campionamento mirato e di redazione della carta del suolo sulla base delle aree omogenee identificate mediante metodo ARP.


c) L’Individuazione delle variazioni in contenuto di ArgillaLo studio svolto dal C.R.A-ISSDS di Firenze, sottolinea inoltre come la resisitività sia sensibilmente correlata con la tessitura ed in particolare con la frazione fine, l’argilla, in quanto quest’ultima è dotata di maggiore superficie specifica e densità di carica. I vantaggi che si possono quindi ottenere dall’indagine ARP si riscontrano in diverse fasi produttive che vanno dal pre-impianto alla gestione delle diverse fasi agronomiche fino all’istallazione d’impianti di irrigazione. Approfondendo la conoscenza del sistema suolo-pianta è possibile quindi ottenere vantaggi sia a livello qualitativo che quantitativo nelle produzioni di una viticoltura di precisione.



Figura.3 – Relazione fra resistività (ARP) e contenuto di argilla del suolo determinato in laboratorio.Grafico ottenuto dallo studio svolto dal C.R.A-ISSDS di Firenze.

d) individuazione delle variazioni di contenuto idricoIn base alle variazioni di resistività si possono individuare le aree a diverso contento idrico e quindi le zone caratterizzate da un maggior ristagno o più rapido deflusso delle acque per l’ottimizzazione delle lavorazioni, delle concimazioni e del sistema di drenaggio del suolo.

Metodo di rappresentazione dei dati ARP

In tutte le indagini svolte come servizio dalla società So.In.G. strutture e ambiente, vengono riportate le tre mappe relative alle tre profondità d’indagine con le relative vengono, ottenute tramite il servizio d’indagine ARP svolto. Per ciascuna mappa sono rappresentati:- in rosso i valori alto resistivi (bassa conducibilità);- in blu i valori basso resistivi (alta conducibilità);- in celeste, verde, giallo e arancione i valori intermedi che passano rispettivamente da basso ad alto resistivo.Le isolinee mostrano i valori di topografia rilevata.



Figura.4 - Mappe di resistività apparente: rilevamento effettuato con tecnica ARP-La mappa della resistività elettrica apparente di

Figura 4 riguarda un’indagine che interessa circa 3 ettari di vigneto. Si distinguono le tre profondità di indagine mostrate con la medesima scala colori. Nello stesso sito i profili pedologici puntuali eseguiti precedentemente all’indagine elettrica non hanno distinto le suddette variazioni in quanto localizzati in punti con valori di resistività molto simili tra loro (colore verde-blu in mappa). A seguito della suddetta indagine, sono stati eseguiti dei profili nelle porzioni più resistive indicate in mappa dal colore rosso che hanno evidenziato la presenza di orizzonti contenenti carbonato di calcio, indice di un sensibile aumento nella resistività elettrica del suolo. L’utilizzo delle tre diverse profondità permette inoltre di distinguere due zone mostranti entrambe valori alto resistive (colore rosso) e indicate in figura 4 con le lettere (A) e (B): Nella porzione alta (A) i valori di resistività tendono a diminuire in profondità – indice di localizzazione degli orizzonti carbonatici nei primi 50-100cm di suolo: I valori nella porzione più a valle (B) rimangono costanti in profondità – indice della presenza di orizzonti carbonatici anche in profondità (si è inoltre accertata successivamente la presenza di orizzonti più sabbiosi).

L’indagine ARP che viene eseguita come servizio, può quindi rappresentare un nuovo ed importante strumento conoscitivo delle caratteristiche pedologiche del terreno, fornendo un innovativo mezzo di analisi a disposizione della viticoltura di precisione.

di Annalisa Morelli, Maria Giovanna Idili, Silvia Gentile 05 Aprile 2008 TN 13 Anno 6

sabato, febbraio 17, 2007

LA GESTIONE DELLE RISORSE NEL FRANTOIO, UN PASSO IRRINUNCIABILE PER MASSIMIZZARE I GUADAGNI
Il frantoio, oggi, è prima di tutto un’impresa. Il lavoro intenso, condensato in pochi mesi, può portare a errori frequenti e ripetuti che erodono i margini, ma possono anche provocare perdite nelle rese, problemi con i clienti, diminuzione dell’efficienza degli impianti
(10 Febbraio 2007 TN 5 Anno 5)
di Silvia Gentile, Alberto Grimelli

L’attività del frantoiano è, spesso, complementare ad altre che, per durata e importanza, vengono magari considerate prevalenti.In realtà, da quei pochi mesi di lavoro, si può ricavare un importante reddito se si opera una corretta gestione di tutte le risorse, ottenendo la massima efficienza da ogni fattore produttivo.
Come ogni altra realtà imprenditoriale è necessario un attento controllo di tutte le variabili che hanno un’influenza sul risultato economico finale.
Questi sono essenzialmente:
- risorse umane
- gestione dei macchinari ed eventuale loro dimensionamento
- rapporti con la clientela, rapporto tra prezzo e prestazione/servizi offerti
Analisi delle risorse umane
Di solito in frantoio troviamo più di una figura. C’è naturalmente il frantoiano, inteso come colui che è deputato alla gestione e manutenzione delle macchine, ma anche il personale amministrativo che si occupa della fatturazione e dei vari registri e infine alcune figure “jolly” che fanno da mulettisti, che si occupano delle pesate delle olive e della consegna dell’olio, che assistono altre eventuali esigenze della clientela, come pure possono aiutare il frantoiano in operazioni di pulizia e manutenzione dell’impianto.Si rileva spesso che la manodopera è malamente utilizzata, essendo o sovradimensionata o sottodimensionata rispetto alle reali necessità che si misurano in termini di efficienza delle macchine olearie e di soddisfazione del cliente.
Gestire i turni, in funzione dei presumibili carichi di lavoro, sia giornalieri sia lungo le settimane di lavorazione delle olive, può consentire di ottimizzare il lavoro del personale, eventualmente anche risparmiando unità lavorative.
Gestione delle macchine
Un fermo dell’impianto è considerato, non a torto, una delle sciagure peggiori. Significa infatti un aumento delle giacenze, con conseguente insoddisfazione dei clienti, una perdita di giornate lavorative e di reddito, un costo per la riparazione.Quello che invece speso non viene sufficientemente considerato è l’efficienza dell’impianto, intesa come la capacità di sfruttare le macchine al limite del loro valore potenziale. Arrivare a un dato di efficienza può risultare relativamente semplice, è sufficiente utilizzare la formula: potenziale dell’impianto (qli/ora) / moliture realmente effettuate (qli/ora), più complesso può essere arrivare ad analizzare, nel dettaglio, le ragioni del mancato sfruttamento dell’impianto, riconducibili comunque a sottodimensionamento di qualche macchinario o a imprecisioni-errori-lassismo nella gestione. In questo senso può giovare, eventualmente, un confronto fra le efficienze relative di due linee omogenee, se presenti.
Allo stesso modo può giovare un’analisi dell’efficienza dell’impianto in funzione del numero di partite lavorate e delle quantità di olive media per ogni partita. Non trascurabile, infine, soprattutto in funzione delle pressioni dei clienti, avere a disposizione dati medi riguardanti l’andamento delle rese, per giorno, per cliente, per partita e per linea di molitura. Interfacciando e interfacciando questi dati, magari avendo a disposizione anche uno storico, è più facile e plausibile, anche per tecnici eventualmente chiamati a prestare assistenza, individuare l’anomalia e trovare una soluzione.
Rapporti con la clientela
Conoscere approfonditamente la propria clientela è il fondamento di ogni attività. Non scampa a questa regola neanche il frantoio, che dovrebbe conoscere e saper suddividere i propri clienti in funzione delle quantità molite, del numero di moliture, del fatturato generato e, dato interessante soprattutto per il frantoio acquisitore, delle quantità e della qualità dell’olio conferito. Si potranno così generare classi di clientela, suddivise sulla base di diversi parametri, alle quali proporre e fornire servizi specializzati, avendo a priori ben chiari i costi derivanti e, anche, i redditi generabili. Si potranno inoltre generare simulazioni sull’impatto economico derivante da diverse politiche di pricing su specifiche classi di clientela, così evitando anche “dannose”, perché indiscriminate e non ragionate, revisioni prezzi.
Le operazioni qui descritte possono essenzialmente ricondursi in un’attività di reporting.Tale occupazione, naturalmente, occupa tempo e risorse che spesso risultano preziose nei pochi mesi di duro lavoro del frantoiano, già oberato da numerose scartoffie. Tuttavia, in una realtà italiana dominata da un’accesa concorrenza, la ricerca di una adeguata redditività non può che passare dall’aumento dell’efficienza, al fine dell’abbattimento dei costi di esercizio, e da un’offerta di servizi mirati e utili alla propria clientela. Per ottenere questi risultati è assolutamente indispensabile indagare, sulla base di numeri, ovvero dati oggettivi, individuare i punti critici e quindi intervenire selettivamente e in maniera mirata. Passi indispensabili per massimizzare i guadagni.

di Silvia Gentile, Alberto Grimelli

venerdì, maggio 12, 2006

Percorso Qualità

Olio Extravergine di Oliva “PERCORSO QUALITA'”


La Frangitura delle olive rappresenta una fase rilevante per la realizzazione di un prodotto di qualità, ma non costituisce l’unico fattore importante. Prima e dopo la frangitura possono, infatti, essere messi in atto una serie di accorgimenti utili a favorire e preservare la realizzazione di un prodotto di qualità.

Prima della Frangitura
  • LE OLIVE
    - La Cultivar :
    Rappresenta il punto di partenza per la differenziazione dell’Olio. Conoscere le caratteristiche peculiari di ciascuna varietà ci consente di adattare le successive fasi di lavorazione al prodotto che vogliamo ottenere


- Stato sanitario: Le olive devono essere sane, prive di residui chimici e raccolte dalla pianta (prima della caduta a terra).

- Epoca di Raccolta: Dipende dalla cultivar, dalla zona di coltivazione e dall’annata. Risulta tuttavia univoco iniziare la raccolta dalle cultivar più precoci (nell’ordine Leccino, Maurino, Moraiolo, Frantoio, Correggilo, per le principali cultivar toscane) quando le drupe mostrano una buccia parzialmente o totalmente scura. Si ricorda le olive sovrammature forniscono tendenzialmente un prodotto povero di sostanze aromatiche e con una bassa resistenza all’ossidazione. Durante la maturazione del frutto si innalza infatti il livello di acidità libera mentre diminuiscono progressivamente i polifenoli totali. Le olive raccolte al giusto grado di maturazione forniscono, invece, un olio più armonico ed equilibrato, e con un’elevata resistenza all’ossidazione.

  • LA CONSERVAZIONE DELLE OLIVE

    - In Campo: Le olive raccolte in campo devono essere depositate in cassette basse (20-30 cm) di plastica o legno, ampiamente finestrate e facilmente impilabili.

    - In Azienda: Le cassette piccole possono essere utilizzate anche per la conservazione in azienda, oppure le olive possono essere trasferite in grossi cassoni forati (Bins) disponibili presso il Frantoio sociale, che garantiscono una buona aerazione anche durante la giacenza in frantoio.
    Le olive in giacenza in campo, in azienda o durante il trasporto al frantoio, non devono essere conservate in sacchi di iuta o plastica. Una buona aerazione delle olive in questa fase, permette infatti di evitare l’insorgenza di fermentazioni ed ossidazioni che incidono negativamente sulla qualità dell’olio. E’ inoltre importante non far trascorrere un tempo superiore ai 2-3 giorni fra la raccolta e la frangitura.

Dopo la Frangitura

La Conservazione dell’ Olio deve essere effettuata con cura; un olio ben conservato, infatti, può mantenere a lungo le sue caratteristiche organolettiche, chimiche e fisiche.
Per mantenersi stabile nel tempo l’olio extravergine di Oliva deve essere preservato dalle principali fonti di deperimento, quali la luce, il calore e l’ossigeno.
  • Recipiente- La pulizia è il primo requisito per preservare e conservare l’olio. Il recipiente deve essere quindi facilmente pulibile e non possedere odori sgradevoli che potrebbero essere assorbibili dall’olio.
    E’ quindi importante evitare il lavaggio del recipiente con detergenti profumati o aceto, da preferire invece acqua calda e risciacqui abbondanti.
    L’olio presenta componenti fotolabili, deve quindi essere conservato lontano da fonti di luce, anche indiretta, ed in recipienti scuri.
    Il coperchio deve garantire l’isolamento dall’aria ed il fondo una facile eliminazione dei residui solidi che tendono a sedimentare con il tempo (fondo inclinato dotato di valvola).
  • Luogo di conservazione - L’olio ha la capacità di assorbire gli odori dall’ambiente che lo circonda, è quindi consigliato evitare locali caratterizzati da forti odori
    (luoghi di stoccaggio di combustibili o prodotti chimici, o con presenza di muffe).
    Anche la temperatura rappresenta un parametro critico per la corretta conservazione dell’olio, questa dovrebbe oscillare fra i 10 ed i 24°C, con valori ottimali 14 - 18°C.
  • La Filtratura - L’olio può essere filtrato entro 15-20 giorni dalla produzione al fine di eliminare i prodotti grossolani derivanti da residui legnosi o del frutto. Sono possibili diversi livelli di filtraggio ai quali corrisponde una maggiore limpidezza del prodotto. Non bisogna comunque dimenticare che l’elevata limpidezza può comportare una maggiore ossidazione. Gli oli non filtrati devono essere sottoposti alla periodica eliminazione del fondo.

LE OLIVE

  • Stato sanitario
  • Epoca di raccolta
  • Conservazione in Campo ed in Azienda


L'OLIO

  • Pulizia del Recipiente
  • Luogo di stoccaggio
  • Temperatura locale del stoccaggio


Per “Olio di Qualità” si intende un olio con caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche elevate, caratterizzato da una lunga stabilità nel tempo e dall’ assenza di contaminanti (antiparassitari, fitofarmaci, ecc..).

lunedì, giugno 27, 2005

DUE GIORNI CON L’AGECONTROL

DUE GIORNI CON L’AGECONTROL

La campagna olivicola 2004/2005 sembra ormai lontana e, mentre le nuove olive crescono sugli alberi, i frantoiani sono ancora impegnati con “le carte” della precedente campagna.

Di Silvia Gentile


L’estate e’ormai arrivata e con essa le nuove olivette crescono sugli alberi. La campagna olivicola 2004/2005 sembra ormai lontana ma forse non lo e’ veramente. Mentre gli olivicoltori sono ancora indaffarati con la vendita, di un olio forse troppo abbondate, c’e’ chi ancora sfoglia modelli F e registri della campagna olivicola conclusasi ormai 6 mesi fa.

Sono infatti in corso i consueti controlli effettuati da AGECONTROL, i cui ispettori, partiti da Roma, raggiungono i frantoiani forse un po’ turbati anche dalle incertezze relativi alla nuova OCM.

La scorsa settimana anche il mio frantoio e’ stato raggiunto dall’ispezione;
fra i documenti controllati non e’ mancato proprio niente: registi, licenze, autorizzazioni, fatture e documenti di trasporto. Complessivamente sono stati necessari due giorni per effettuare le verifiche che fortunatamente si sono concluse senza problemi.

In realtà in questo caso la fortuna non e’ di grande aiuto, mentre la serietà e la professionalità degli addetti ai lavori torna ad essere indispensabile. Risulta inoltre necessario l’appoggio di associazioni competenti, capaci di tutelare ed assistere i frantoiani non solo durante la breve campagna di molitura, ma anche nel oneroso compito burocratico ad essi assegnato.
Mentre tutti ci interroghiamo su cosa succederà nella prossima campagna e quali nuovi compiti incomberanno sui frantoi, ci auguriamo che gli oneri burocratici non ricadano quasi esclusivamente sui frantoiani ma che vengano ridistribuiti in modo più equo e bilanciato fra i diversi soggetti della filiera.


Silvia Gentile

martedì, giugno 21, 2005

Irrigare l'olivo quando e perche'

IRRIGARE L'OLIVO DA OLIO QUANDO e PERCHE
L'irrigazione è una azione sempre più diffusa nell'olivicoltura da olio. Per ridurre i costi occorre individuare le fasi critiche di sviluppo dell'oliva, in modo da irrigare la pianta nei momenti giusti e nella quantità necessaria, senza sprechi e massimizzando i risultati
di Silvia Gentile
La produzione olivicola toscana è caratterizzata da un prodotto di elevata qualità ma anche da basse rese per ettaro. Per incrementare il loro reddito le aziende devono, quindi, puntare ad un aumento della produzione e ad una contemporanea riduzione dei costi.
Uno dei fattori che maggiormente incide sulla produttività dell’olivo è la disponibilità idrica nel terreno e, contrariamente a quanto si possa pensare, i benefici derivanti dall’approvvigionamento idrico risultano di grande interesse anche nelle regioni centrali e centro settentrionali del nostro paese.
Gli studi condotti fino ad oggi indicano un chiaro incremento della resa per ettaro derivante dall’irrigazione (circa del 30%), tuttavia non sono ancora chiarite le cause e gli effetti che questo intervento abbia sulla quantità e la qualità dell’olio. Lo studio della fisiologia del frutto risulta quindi particolarmente importante per conoscere ed usufruire pienamente dei benefici derivanti dall’apporto idrico.Dal punto di vista botanico l’oliva è una drupa, ed i tessuti che la compongono sono l’esocarpo (buccia), il mesocarpo (polpa) e l’endocarpo (nocciolo). Di questi, il mesocarpo rappresenta il più importante commercialmente, sia perché costituisce la parte commestibile nell’oliva da mensa, sia perché rappresenta la zona di accumulo dell’olio (il 95% dell’olio si trova all’interno di questo tessuto).
Quando il frutto completa il suo sviluppo, il mesocarpo rappresenta circa il 60% del peso fresco totale dell’oliva.
Gli effetti che l’irrigazione ha sullo sviluppo del frutto, sono stati studiati nel 2001 in un oliveto intensivo posto nel comune di Bibbona (LI) e costituito dalle due delle principali varietà toscane Frantoio e Leccino, allevate a “Monocaule a chioma libera”.Durante la prova sono state messe confrontate, all’interno di ciascuna cultivar, piante irrigate con piante non irrigate. La quantità di acqua somministrata alle piante irrigate è stata determinata attraverso il calcolo dell’evapotraspirazione effettiva (equazione di Penman-FAO Kc = 0,55), data dalla somma dell’acqua traspirata dalla pianta e da quella evaporata dal terreno. Lo stato idrico delle piante in prova è stato determinato periodicamente attraverso misure di potenziale idrico fogliare (ψw), che permettono di determinare la quantità di acqua presente nei tessuti della piante.
Durante la prova sono stati valutati gli effetti dall’irrigazione sui parametri di accrescimento del frutto (peso secco, peso fresco e volume), sui processi cellulari responsabili dell’accrescimento del mesocarpo (divisione ed espansione cellulare) e sull’accumulo di olio all’interno del mesocarpo. Tutti i dati sono stati poi sottoposti ad analisi statistica.I risultati della suddetta prova hanno accertato un effetto dell’irrigazione sia sulle dimensioni finale del frutto che sull’accumulo di olio.
I frutti appartenenti alle piante irrigate hanno mostrato, in entrambe le cultivar, un maggior peso fresco, peso secco, volume ed area, misurata nella porzione centrale del frutto (area trasversale equatoriale).
L’aumento dell’area trasversale equatoriale del mesocarpo è stato causato principalmente dall’accrescimento delle dimensioni medie cellulari, mentre in misura minore avrebbe agito l’incremento del numero di cellule. La presenza di cellule piu’ grandi nel mesocarpo potrebbe permettere l’accumulo di una maggiore quantità di olio, tuttavia durante la presente prova non sono state riscontrate differenze significative nel contenuto di olio fra frutti appartenenti alle due tesi (“irrigato” e “non irrigato”). A tale proposito bisogna tener presente che il contenuto di olio nel frutto deriva dall’inolizione, processo di accumulo di olio, che si verifica negli stadi terminali di sviluppo dell’oliva. Le abbondanti precipitazioni autunnali che hanno caratterizzato l’ultimo periodo di prova spiegherebbero l’elevato contenuto di olio riscontrato anche nei frutti appartenenti a piante non irrigate, e quindi l’assenza di differenze apprezzabili rispetto ai frutti delle piante irrigate.
In conclusione l’irrigazione ha determinato in entrambe le cultivar un aumento delle dimensioni medie dei frutti e del carico di frutti per albero, andando così a determinare un aumento della resa per ettaro. La disponibilità idrica e’ sembrata anche responsabile dell’aumento delle dimensioni medie delle cellule del mesocarpo, a cui non è seguito tuttavia un apprezzabile incremento di olio nei frutti.
I dati relativi alla suddetta prova, anche se preliminari, sembrano incoraggiare l’uso dell’irrigazione non solo per aumentare le rese per ettaro, ma anche per incrementare la quantità di olio contenuta nelle olive; prove recenti sembrano inoltre indicare un effetto positivo dell’apporto idrico sulla qualità dell’olio.
Avvalersi di pratiche come l’irrigazione per agire sulla qualità e la quantità delle produzione, dovrebbe rappresentare un importante obiettivo dell’olivicoltura italiana, sempre più insidiata dalla comparsa sul mercato di prodotti a basso costo di provenienza straniera.
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La Potatura dell'Olivo

LA POTATURA DELL’OLIVO
Alcuni cenni sulla teoria e pratica della potatura dell'olivo
Ipotesi
Il principale criterio di scelta della tecnica di potatura e della forma di allevamento della chioma, deve essere il COSTO; seguono il rispetto delle esigenze fisiologiche della pianta e la scelta della gestione dell’oliveto.
Prima di intervenire con la potatura è importante osservare la pianta al fine di effettuare un intervento mirato e soggettivo per ogni albero.
Cosa s’intende per potatura
La potatura include una serie di manipolazioni effettuate per favorire la struttura della chioma, influenzare lo sviluppo degli organi vegetativi e riproduttivi e modulare la crescita della parte aerea e dell’apparato radicale, per ottimizzare la QUANTITA’ e la QUALITA’ del raccolto massimizzando la redditività della coltura. La potatura è la seconda spesa dopo la raccolta (80-85%) ed i sui costi variano dal 6% al 30% dei costi totali di allevamento. Informazioni di base per la potatura dell’olivo La tecnica di potatura utilizzata per l’olivo è diversa da quella adottata per le altre piante da frutto, a causa delle peculiari caratteristiche vegeto-riproduttive di questa specie.
  • Attività vegetativa elevata – La pianta di olivo è capace di recupera rapidamente errori di potatura o danni all’apparato vegetativo, ricacciando anche dopo tagli drastici.
  • Gemme e rami– L’olivo presenta principalmente rami misti, semplici rispetto alle altre specie da frutto (non sono presenti dardi, brindelli ecc..).
  • Ciclo vitale – La pianta è molto longeva (unica fra le colture), ma attualmente si tende orientare le scelte aziendali sui 30 anni di produzione.
  • Habitus di crescita – cespuglioso, la chioma della pianta tende ad assumere nel tempo un aspetto globoso.
  • Specie sempreverde– Le foglie di olivo sono persistenti e normalmente vivono per duo o tre anni.
  • Alternanza di produzione – L’alternanza di produzione è causata da numerosi fattori biologici ed interni, ma anche fattori esterni (es. gelate tardive) possono influenzare questo fenomeno. L’alternanza può verificarsi in modo diverso anche su branche appartenenti alla medesima pianta.
Per contrastare questo fenomeno e riequilibrare la pianta è opportuno agire in modo più marcato nell’anno di carica, riducendo la produzione e favorendo così la pianta nell’anno di scarica. L’azione positiva di questi interventi è legata all’attività inibitoria che i frutti esercitano sull’induzione a fiore nell’anno successivo, e al riequilibrio vegeto riproduttivo della pianta.
  • Consumi idrici - L’olivo ha consumi idrici limitati e meccanismi di tolleranza al deficit idrico. Mediante la potatura e possibile ridurre l’evapotraspirazione della pianta nei periodi d’intenso stress idrico (pratica utilizzata in alcune regioni siccitose della Spagna).
Obiettivi della potatura
1. Formare e mantenere la struttura della pianta;
2. consentire una rapida entrata in produzione;
3. ottenere elevate produzioni;
4. ottimizzare l’intercettazione della luce da parte della chioma;
5. rimuovere i rami a frutto e prevenire l’invecchiamento della chioma;
6. raggiungere e mantenere l’equilibrio vegeto – riproduttivo;
7. controllare le dimensioni della pianta (tagli alle branche);
8. eliminare il legno secco (non in modo capillare);
9. recuperare la chioma dopo uno stress;
10. ringiovanire alberi vecchi o abbandonati;
11. adattare alberi vecchi alla raccolta meccanica;
12. facilitare il controllo di malattie e parassiti (secondario nell’olivo);
13. migliorare la qualità dei frutti nelle cultivar da tavola;
14. migliorare l’estetica di piante monumentali o ornamentali.
L’olivo è una specie Basitona, quindi i rami presenti nella parte basale, sono più sviluppati di quelli nella parte apicale (forma a rombo della chioma). Il rapporto fra l’altezza e la larghezza della pianta varia durante nel tempo passando da allungata a estesa in larghezza. La piegatura dei rami è una strategia non consigliabile in olivicoltura (usata in passato per la formazione del vaso policonico), a causa della formazione di succhioni.
Quando un ramo secondario si inserisce su quello principale con un angolo superiore a 60° è opportuno agire eliminandolo, prima che possa ombreggiare e togliere vigore al ramo principale (succhione). Quando non riusciamo ad agire preventivamente possiamo rimuovere il ramo principale e lasciar sviluppare il succhione.
Questo procedimento porta alla formazione di un “collo d’anatra” , struttura non adatta alla raccolta meccanica. Altre ai succhioni, causano una riduzione del ramo principale anche le strozzature, che si verificano quando 3 rami si sviluppano sullo stesso nodo. Anche in questo caso è importante agire precocemente eliminando i rami in competizione con l’asse centrale.
Quando questo non avviene si è obbligati a rimuovere l’asse centrale e scegliere una nuova punta.
Frutificazione dell’olivo
La Fruttificazione avviene nell’olivo, sui rami dell’anno precedente. Durante la potatura è quindi importante valutare le esigenze produttive sia dell’anno in corso (N) che di quello successivo (N+1).
Questi previ cenni sulla biologia di fruttificazione dell'olivo, devono essere ben presenti ogni volta che con le forbici in mano ci accostiamo alla pianta per un operazione così complessa ed importante come la potatura.

Crescita e sviluppo dell'Oliva

CRESCITA E SVILUPPO DELL'OLIVA

L’oliva è un frutto di dimensioni piuttosto limitate di forma ellissoidale o globosa.
Dal punto di vista botanico è una drupa costituita da epicarpo, mesocarpo e endocarpo, nella cui parte interna è presente il seme. I tessuti del frutto si sviluppano per divisione, espansione e differenziazione cellulare, che seguono la fecondazione dell’ovario. L’ovario è bicarpellare e per ogni carpello sono presenti due ovuli, di questi solo uno procede il suo sviluppo mentre gli altri tre degenerano.
Il processo di sviluppo dell’endocarpo inizia in seguito alla fecondazione e prosegue nei due mesi seguenti. Raggiunto lo stadio maturo, questo tessuto risulta composto completamente da cellule dotate di una spessa parete secondaria largamente lignificata. All’interno dell’endocarpo sono presenti cellule sclerenchimatiche, che iniziano a differenziarsi al termine della prima settimana dopo la piena fioritura per poi aumentare durante il successivo accrescimento dell’endocarpo. Nella parte interna dell’endocarpo si sviluppa il seme contemporaneamente al frutto, in seguito alla fecondazione dell’ovulo . Esternamente all’endocarpo è collocato il mesocarpo, tessuto carnoso della drupa il cui sviluppo, a differenza dell’endocarpo, prosegue durante tutta la maturazione del frutto. Le cellule che lo compongono sono di tipo parenchimatico, hanno forma isodiametrica e sono organizzate in un tessuto uniforme e compatto in cui sono visibili spazi intercellulari ed un numero limitato di sclereidi. Le dimensioni delle cellule del mesocarpo non sono costanti e tendono ad aumentare dall’esterno (epicarpo) verso l’interno del frutto (esocarpo). Tale gradiente è osservabile a partire dalla quarta settimana dopo la piena fioritura. Il mesocarpo rappresenta il tessuto commercialmente più importante del frutto sia nelle cultivar da mensa, in cui rappresenta la parte edibile, che in quelle da olio, essendo quest’ultimo accumulato per il 95% all’interno delle cellule parenchimatiche di questo tessuto.
Completato lo sviluppo del frutto, il mesocarpo rappresenta circa il 60% del peso fresco della drupa. Il tessuto più esterno del frutto è l’esocarpo; questo è composto da una sottile epidermide la cui cuticola crea una struttura protettiva.
La superficie dell’epidermide è inizialmente caratterizzata dalla presenza di stomi che con lo sviluppo del frutto perdono funzionalità e vengono convertiti in lenticelle, di cui numero e dimensioni hanno importanza tassonomica.

Il processo di sviluppo del frutto e' quindi graduale ed attraversa diverse fasi. Conoscere le diverse fasi risulta quindi molto importante per effettuare pratiche come l'irrigazione o la concimazione influenzando l'accrescimento dell'oliva con un minore impatto sui costi.

lunedì, giugno 20, 2005

L'Oleologo

L' oleologo - può essere paragonato al enologo del mondo del vino è un professionistta che ha una competenza specifica del settore olio inteso come produzione agronomica lavorazione tecnologica e degustazione di un prodotto di qualià superiore